mercoledì 29 dicembre 2010

Cosa vuol dire fare un'intervista?

D'accordo, Marzullo è una icona, il prototipo di un certo giornalismo, ma qui si entra nel campo della matematica e della logica: c'è vita intelligente sul pianeta, non c'è la stessa intelligenza in tv. Una cosa e la sua negazione sono come le due rette parallele di Euclide, si possono incontrare solo in un punto che sta all'infinito, un punto improprio, dicono gli esperti. Improprio come questa puntata di Sottovoce, programma della Rai.
La prova? È qui, in questa intervista marzulliana a Michela Murgia, scrittrice, autrice di un libro bello come Accabadora (nella foto, l'immagine di copertina), che ha vinto molti premi, l'ultimo è il Campiello.
Marzullo fa domande (intervistare è un verbo che comporta qualcosa di più, per esempio, avere curiosità, farsi domande, prima di farle ad altri. Infatti Marzullo dice: fatevi una domanda e datevi una risposta); Murgia risponde, e ogni volta che parla dice cose che toccano i sensi, racconta la sua storia che poi diventa la storia degli altri, di chi guarda, di chi ha letto i suoi libri. Frantuma luoghi comuni, distrugge perbenismi, ribalta i punti di vista. E costringe la figurina al piano a strimpellare Cassonetto differenziato di Elio e le storie tese, anticlassico per eccellenza in un salotto dove di solito l'eversione è rappresentata al massimo dai Beatles.
L'altro, l'intervistatore, ne esce a pezzi, a striscioline sottili come le zucchine fatte a fette dal fratello chef della scrittrice.
Poi arriva la parte più critica: l'angolino delle foto. Qui, l'intervistatore pretenderebbe di mettere a nudo l'intervistato, Michela Murgia porta solo primi-piani, e persino particolari di primi piani già mostrati. Nulla di quello che racconta è in quegli scatti. Del resto, nulla di quello che dice Marzullo è nei libri della Murgia, bastava leggerli.
Per me questa è un'intervista che dovrebbero far studiare nelle scuole di giornalismo, ma al contrario. Perfetta solo nella parte dell'intervistato.
(ecco l'intervista)

sabato 11 dicembre 2010

Quello che non è

questa lampada non è un led

questa non è una vetrina

questo bancomat non è una casa

venerdì 3 dicembre 2010

Promuovere il futuro

Non so dire se sarà un nuovo Sessantotto. Ma perché dobbiamo sempre guardare indietro? Qui c'è una riforma promossa da "chi si fa beffe della cultura"; c'è alla Camera una commissione Ricerca e cultura che su 44 deputati, ne conta 15 senza neppure la laurea. Il valore culturale non c’entra. Non del tutto, certo. Questione di competenze, si dice: solo che per ragionare di ricerca e università ci si aspetta che nelle aule di un ateneo uno ci sia passato almeno da studente. Al Senato, nella commissione gemella, a tener alto il vessillo c’è un Nobel, la Montalcini; ma dieci dei suoi 25 colleghi non hanno laurea. Tanto per dire.
E allora, un appello, per una volta non "contro, contro e contro", ma propositivo, a favore, "un primo passo" per rifondare la dignità dello studio,  mi sento di firmarlo e promuoverlo.
Baroni, raccomandati e - come si diceva ai miei tempi universitari - "nati con il culo nel burro"* drizzino le orecchie: questa volta, '68 o no, le cose dovranno cambiare. Se le scuole tutte, di ogni ordine e grado, non promuovono il futuro, che ci stanno a fare?

* L'espressione è un po' forte, lo so. Però rende.

domenica 28 novembre 2010

Il copyright della censura

A Torino, alla conferenza Nexa 2010, per parlare di censura, racconto tre casi, tre tipi di censura ai tempi del web (Twitter: #nexa2010). Riguardano un blog, un socialnetwork e un articolo di giornale e diventano subito spunti di discussione. Un blog, quello di Antonino Monteleone, giornalista, chiuso preventivamente subito dopo la querela di un politico che si sente diffamato da uno dei post pubblicati. Una pagina di Facebook bloccata, senza ragione, per una settimana e riaperta solo dopo una campagna stampa. Un articolo pubblicato sull'Espresso e "ucciso" dalla controffensiva di un ministro che usa il sito istituzionale per denigrare gli autori, senza dire perché.  

A Nexa ingegneri, economisti e giuristi volano alto, alla ricerca della formula perfetta della censura. Spero che la trovino presto, perché al momento è l'unica cosa che manca di copyright, nel senso che non conosce restrizioni d'uso. 


giovedì 25 novembre 2010

Collegamenti gattopardeschi

- Gli studenti che manifestano per il diritto allo studio, finalmente! (Ma quanto hanno aspettato?)
- La notizia letta sul Corriere che il rapporto sui fannulloni è stato ceduto in appalto (per 50 mila euro) a un consulente. Amico del ministro cui l'Authority aveva affidato inizialmente l'incarico.
Riassumendo, l'autorità antifannulloni, fannulloneggia e si libera di un compito cedendolo ad altri, purché amico di qualcuno. Fannulloni e merito, si sa, viaggiano insieme.

lunedì 22 novembre 2010

Benedetto Preservativo

Il Papa forse non sa. In Africa, in posti tremendi, dove il cristianesimo unito a superstizioni animistiche crea un miscuglio esplosivo di riti e tragedie, ho visto preti coscienziosi con le tasche piene di preservativi.
La pubblicità progresso, in paesi come il Malawi, invita a usare il sapone per l'igiene personale, e sulle medicine la posologia è indicata con le fasi solari: due pastiglie al calar del sole. Lì (e altrove, purtroppo) sono convinti che per scacciare la sieropositività e, addirittura l'Aids, l'unica soluzione sia un rapporto sessuale con una vergine. Benedetta fortuna, verrebbe da dire, visto che l'80 per cento della popolazione è contagiata. Il preservativo, invece, non è Benedetto.

domenica 21 novembre 2010

Giornalismo o squadrismo?

Per i giornali cavallereschi, oggi, è "L'angelo traditore" e "signora", ma solo tra virgolette. Mara Carfagna minaccia di lasciare governo e partito e si scatenano le penne arrabbiate.
Del resto, quando carte alla mano, c'è stata la possibilità di condannare questo modo squadrista di infangare e denigrare spacciato per giornalismo, che ha fatto l'Ordine? Ha persino ridimensionato la sanzione per Feltri, finito davanti ai giudici dei Giornalisti, per il caso Boffo.
Inutile discutere se un Ordine dei giornalisti sia buona cosa o pessima, perché alla fine, dopo quella sentenza, si è parlato solo di questo. Intanto l'Ordine c'è e quando si è cercato di smantellarlo, un referendum ha detto che doveva esserci.
Si vede che non tutti i giornalisti si dissociano. Oppure che molti giornalisti sono dissociati: pensano una cosa, ma ne fanno un'altra. What else?

sabato 20 novembre 2010

Federalismo? Solo quando fa comodo

Il federalismo piace solo quando conviene alla Lega. I registri sul biotestamento nati in oltre 70 tra Comuni e Municipi di grandi e piccole città sono privi di qualunque efficacia giuridica. Una circolare dei ministri Fazio, Sacconi e Maroni lo stabilisce una volta per tutte. 
Figurarsi: e se poi un sacco di comuni avessero istituito i registri sul testamento biologico? Una legge per normare i casi in cui, nell'impossibilità di comunicare, un cittadino sceglie in anticipo se e quali cure ricevere, avrebbe dovuto tenerne conto...
E pensare che c'è anche scritto nella Costituzione, all'articolo 32: “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge” e anche “la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. 
Ma quella è ormai Carta straccia.







lunedì 15 novembre 2010

La lista di Bersani

Eccolo l'elenco di Bersani. Meglio leggerlo da soli. Dalla tv sembrava un elenco di pensierini, non è poi così male. Non avevo grandi aspettative, forse. Invece... Ci sono molti sottintesi, tanti non-detti. Un elenco incompiuto. Ma solo per mancanza di tempo....

I valori della sinistra

In attesa della lista dei valori del Pd che Bersani snocciolerà da Fazio e Saviano (da dove li scarichiamo? c'è un bonus per l'i-pod?), preparo a memoria elenchi morettiani: le compagnie aeree con e quali ho volato, quelle con cui non ho mai volato, i brani musicali ascoltati da stamattina, ma in ordine inverso, dall'ultimo. Mica facile.

I valori sono così perché valgono. Ma proprio perché valgono, rappresentano un obiettivo, un fine per cui vale ogni mezzo. La pace, valore assoluto, giustifica la guerra.

A me piacerebbe di più un partito ispirato a princìpi, perché i princìpi condizionano le azioni. Che poi basterebbe ispirarsi alla Costituzione, anche solo alla prima parte.
Ma di questi tempi so che è difficile.

domenica 14 novembre 2010

Il coraggio di Paola e la risposta di De Bortoli

Per completezza dell'informazione, dopo il post su Paola, posto il take di agenzia con la Versione di De Bortoli



DE BORTOLI: NON C'E' FONDAMENTO, NON CI SONO STATE ASSUNZIONI
   (ANSA) - MILANO, 14 NOV - Una collaboratrice del Corriere
della Sera, Paola Caruso, scrive sul suo blog di aver iniziato
uno sciopero della fame asserendo di essere stata scavalcata per
un posto ''da un pivello di una scuola di giornalismo''. Il
direttore del quotidiano, Ferruccio De Bortoli, replica che ''la
sua protesta non ha alcun fondamento'' e spiega:'' in questo
periodo, perdurando lo stato di crisi, non e' stata fatta alcuna
assunzione. La situazione alla quale si riferisce riguarda
sempre un contratto di collaborazione accordato, alcuni giorni
fa, a un giovane giornalista (che nessuno ha raccomandato) in
sostituzione di un altro collaboratore''.
  Sul suo sito Paola Caruso scrive: ''Da 7 anni lavoro per il
Corriere e dal 2007 sono una co.co.co. annuale con una busta
paga e Cud. Aspetto da tempo un contratto migliore. La scorsa
settimana un giornalista ha dato le dimissioni e si e' liberato
un posto. Ho pensato: 'Ecco la mia occasione'. Neanche per
sogno. Il posto e' andato a un pivello della scuola di
giornalismo. Uno che forse non e' neanche giornalista, ma passa
i miei pezzi''.
   ''Non ho mai ricevuto dalla collega Paola Caruso la richiesta
di un colloquio -dice il direttore del Corriere della Sera-. Se
lo fara', la ricevero' volentieri, come faccio con tutti. Prego
la collega Caruso di smettere lo sciopero della fame e di
ritrovare serenita' e misura''.
   Il Cdr ha reso noto di aver chiesto un incontro urgente con
la direzione per discutere la vicenda.(ANSA).

     SI
14-NOV-10 20:20 NNNN

Il coraggio di Paola

La cosa che sorprende di più è che di questa storia al Corriere, molti colleghi, tutti quelli interpellati da me, almeno, non sapevano nulla. Li ho informati con la mia telefonata; cercavo di saperne di più, perché non conosco personalmente Paola Caruso e mi dispiace. Scrive molto, ho letto i suoi pezzi (per chi volesse farlo c'è l'archivio on line del Corriere che li registra tutti), ma non ci siamo mai incrociate.
Adesso che Paola fa lo sciopero della fame, per protestare contro il suo precariato eterno in via Solferino, ci sono anche colleghi, precari quanto lei, che si lanciano in sofismi: "Che sia precaria contrattualizzata o precaria freelance, questo è il dilemma".
La storia di Paola è ordinaria, ricorre con frequenza nei cento nomi che leggiamo in calce agli articoli su tutti i giornali. È il coraggio di Paola che è straordinario: una, sola, contro tutti, per fare quello che ogni giornalista dovrebbe fare, vedere il torto e dire che esiste.

Qui c'è la storia di una professionista che si è messa alla prova, in sette anni si è fatta conoscere e stimare (o vogliamo pensare che al Corriere sono così disperati da pubblicare tutti quegli articoli anche se non vanno bene?), ma quando si presenta un'opportunità, un contratto vero, le preferiscono un altro collega, più giovane, meno esperto.

Gira voce che il direttore del Corriere punti sui giovani. Ma è una scusa. Sono certa che in via Solferino, chiunque salga le scale che portano alla direzione, solo guardando le fotografie di chi lo ha preceduto, la storia che gli si para davanti, nell'evidenza di quegli scatti d'autore, non può preferire la regola del "Largo ai giovani", a quella del "Largo a chi è capace".

Gli altri giornali non credo che parleranno di questa storia, perché cane non mangia cane. E perché di Paole è praticamente fatta la gran parte del giornalismo italiano. Se ne parla molto qui, nel web, dove persino io che pure collaboro al Corriere ho saputo della storia. Neanche i rappresentanti sindacali ne sapevano nulla. I colleghi da me interpellati sono andati a informarli, mi hanno detto. Ora lo sanno.

sabato 13 novembre 2010

giovedì 11 novembre 2010

L'umiliazione del bunga-bunga

Sulla spiaggia di Agadir un gruppo di ragazzi avvicina noi italiani in vacanza. Vendono chincaglierie, offrono felpe con la scritta "Rubacuori". È l'ultima moda. E per essere convincenti insistono con allegria: "Noi Africa, voi paese del bunga-bunga". 

martedì 9 novembre 2010

L'albero delle capre volanti


Dice Hassam, guida nel viaggio da Agadir a Essaouira, che in Marocco il miglior cuoco è la fame.
Altre foto qui

giovedì 21 ottobre 2010

Corsica, Turchia, Toscana: un giro di torta

Una ricetta corsa, preparata da un'amica turca e condivisa da un'amica toscana.

Cara Olga,
Dopo tante fatiche passerei a qualcosa di ludico, come la ricetta che ti avevo promesso e che troverai in allegato.
Una ricetta ha un grande valore simbolico per me: la gentilezza di chi te l’ha donata e cucinata, il momento – intimo ed intenso nel nostro caso – in cui certi sapori sono stati scoperti e la memoria di tutto questo che sarà tramandata nel tempo. Bello no?!
Ti abbraccio.
Angela
Torta corsa di castagne di Ayşe
Firenze, 15 ottobre 2010
MISURA= 1 tazza
3 misure di farina di castagne
1 misura di zucchero di canna
1 misura di olio di arachidi
1 misura di panna liquida (anche panna di soia)
4 uova
1 bustina lievito per dolci
Si amalgamano tutti gli ingredienti.
Si mette l’impasto in una teglia da forno, coperta con carta forno, e si cuoce a 180° per circa 35 minuti, in forno.

giovedì 7 ottobre 2010

Ce soir

Fourrures party, 1960

Milano, Fondazione Forma (piazza Tito Lucrezio Caro 1), fino al 17 novembre (dalle 10 alle 20; giovedì e venerdì fino alle 22)
Robert Doisneau, dal mestiere all'opera - Palm Springs 1960 
Per tutta la vita mi sono divertito. Sono riuscito a costruirmi il mio piccolo teatro personale. R.D.

Diario fotografico: Stefano Boeri allo Spazio Krizia per LeG





mercoledì 29 settembre 2010

La lezione del cetriolino

C'è un insegnate del Conservatorio di Milano (ma il titolo una volta si conquistava a suon di concorsi e di esami) che vorrebbe buttar giù i disabili dalla rupe Tarpea. Sbaglia rupe, perché quella che cita era quella che i romani usavano per i traditori, mica quella di Sparta. Lo scrive su Facebook, lo criticano in molti. Ma l'unica cosa che sa dire, dopo sono stato frainteso, è: ho capito la lezione, d'ora in poi userò facebook per svago.

C'è un signorotto di origine italiana con cognome importante che dice che adesso insegnerà storia - a modo suo - dai microfoni di una radio pubblica. Non ci fosse la Costituzione che molti vogliono stracciare, quel figurino ben vestito che balla (male), canta (peggio) e fa strane pubblicità (tutte col marchio coronato però: dai cetriolini agli orologi), bisognerebbe chiamarlo principe. Dovremo seguire le sue lezioni, però, perché adesso suona come una strana coincidenza il trafiletto che il settimanale Panorama dedica alla moglie del signorotto, "nonché - scrive Andrea Mercenaro, autore dell'articolo a pagina 205 - se le cose della politica continueranno a procedere come ora, prossima possibile regina d'Italia".
Butterà i cetriolini di famiglia dalla rupe Tarpea?

martedì 14 settembre 2010

Se a Facebook non piace la parola democrazia

È stato necessario dirlo, denunciarlo, farlo finire su siti e giornali. Facebook aveva di fatto bloccato la pagina Ridateci la nostra democrazia che LeG e Valigia Blu gestiscono insieme per la campagna contro la legge elettorale detta Porcellum. Sei giorni di silenzio salvo poi dare laconiche spiegazioni su quanto accaduto. A noi amministratori della pagina, dopo numerose sollecitazioni e richieste di chiarimenti, è arrivata una mail. Dice, più o meno, che è colpa nostra, abbiamo sbagliato ad usare un nome generico per quella pagina, che bisognava dare un titolo più specifico, di modo che risultasse chiaro chi ne era il promotore.

Ridateci la Democrazia non è un titolo che piace a Facebook, preferivano fin da subito una cosa tipo Ridateci la democrazia di LeG o quella di Valigia Blu. La cosa suona strana: perché nelle indicazioni generali, quando si apre una pagina sul social network, questo dettaglio non è spiegato. Perché poi bloccare la pagina se dobbiamo cambiarne il nome? Non era meglio mandare un semplice avviso: cambiate il nome, altrimenti saremo costretti a bloccare la pagina? Non c’era possibilità di equivoco, però, perché nello spazio delle informazioni c’era tutto: i promotori, il loro sito, le finalità. Allora perché non bloccare la pagina facebook della Costituzione? Anche quella non è nemmeno specificato che sia della Repubblica italiana.
Ora dicono è una questione di titolo. Abbiamo dovuto cambiarlo per riottenere la libertà di scrivere e informare. Non c’era del resto altra soluzione: ma davvero un’azienda privata come facebook può fare quel che crede senza essere tenuta a renderne conto?
Forse, ma è solo un sospetto, la risposta, anche se non è quella che ci aspettavamo, è arrivata perché abbiamo sollevato il polverone. Perché del caso si sono occupati giornali, blog e siti internet.
Il fatto è che a noi interessa la democrazia, tutta quanta, non solo quella di LeG o di Valigia Blu, per cui il titolo giusto della pagina è: Ridateci la nostra democrazia. Un conto è moderare, un conto censurare. E forse è arrivato il momento di affrontare il tema della democrazia nel web con un certo rigore. Una nuova battaglia di cui dovrà farsi carico LeG?

Giustizia da riformatorio

Più che giustizia bendata, questa pare giustizia alla cieca: condannare all'ergastolo il complice di un omicidio, il palo precisamente, per il quale erano stati chiesti 5 anni.
Come si passi da 5 anni all'ergastolo fa parte dei misteri dei magistrati. La Giustizia speriamo tutti che sia un'altra cosa.

domenica 29 agosto 2010

Questo è un blog detonnizzato

Non mangio tonno. Datemi pure della rompiscatole, ma non è possibile rimanere insensibili: leggete il report di Greenpeace sulla pesca insostenibile e il tonno in trappola.

venerdì 30 luglio 2010

Buoni propositi per le vacanze

Spegnere il telefonino, fotografare, leggere, guardare, ascoltare, mandare a memoria, giocare a vento e fogliolina a giorni alterni (il vento guida, la foglia si lascia guidare). E basta, che già così mi fa fatica.
(Illustrazione di Lorenzo Mattotti)

venerdì 23 luglio 2010

Il bavaglio ai blog

Nel ddl intercettazioni resta il bavaglio per i blog. Con la normativa in vigore tutti i siti, compresi i blog, saranno obbligati a pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta, la rettifica a notizie e opinioni ritenute false o lesive dell’altrui reputazione. In sostanza anche a tutti i liberi pensatori del web, verrà applicata la legge sulla stampa del 1948.


Quanto al resto, l'udienza filtro potrà essere considerata un passo avanti, resta da capire per chi. All'udienza filtro, dove si decide cosa è pubblicabile tra le carte del processo, non parteciperà il giornalista. E dal punto di vista dell'informazione, non è detto che i documenti scartati, benché penalmente irrilevanti non siamo però notizie. 
Quando Giampiero Fiorani disse a Fazio "Ti bacerei in fronte" non c'era reato. Quel bacio però rivelò il sistema dei furbetti. 

mercoledì 21 luglio 2010

Capo Rizzuto, la denuncia di Carla: "Dov'è lo Stato?"

“Risultato? Sono sotto vigilanza, ogni volta che mi muovo per lavoro, per fare la spesa o per accompagnare le bambine, devo avvertire i carabinieri, dire loro in anticipo tutti i miei spostamenti. Non è facile, il clima che si respira qui è pesante”. A quindici giorni dall’attentato incendiario che le ha distrutto l’auto, sotto le finestre di casa, Carla Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto, paese ad alta densità mafiosa della Calabria jonica, tenta un bilancio. Carla Girasole, che da molti anni segue Libertà e Giustizia denuncia: “Indagano, ma tutto è rimasto come prima: so bene di essere in pericolo, perché continuo a fare quello che ho sempre fatto, non mi lascio intimidire. Non ho intenzione di fermarmi”. La sua è la terza auto andata a fuoco in meno di un mese, le altre erano del vicesindaco Anselmo Rizzo e del responsabile dell’ufficio tecnico Agostino Biondi. Ma c’è una domanda che assilla il sindaco: “I miei collaboratori, io stessa, qui ci mettiamo la faccia. Dov’è lo Stato? Avevo chiesto al prefetto di mandare rinforzi in ufficio; non voglio la scorta, vorrei dare l’idea che lo Stato è qui, dalla nostra parte, con noi, a combattere la nostra stessa battaglia”.
Strana storia questa di Isola Capo Rizzuto (nella foto un’immagine del castello aragonese), 15 mila abitanti per 125 chilometri quadrati, paradiso turistico e archeologico, tre commissari prefettizi in una manciata di anni, uno dei quali rimosso perché colluso. Una storia che si perde nella memoria antica, ricorda per trame e assurdità quella di Africo, il centro calabro rivelato al mondo dal bel libro di Corrado Stajano, 30 anni fa. Una storia che ne intreccia molte altre più recenti: fili che sembrano perdersi a Roma, sfiorando il palazzo del Senato; a Milano, tra le polveri dei cantieri per le Grandi opere; in Europa, nel grande buco dei fondi per le energie alternative.

lunedì 19 luglio 2010

Senza fine....

...Voglio entrare in politica.... Sono scandalizzata.
Di più il labiale canottato non consente. Ma dove si candida, alle comunali 2011? Letizia ha il sorriso tirato, lascia dire... "Ma mi".
"Che cosa c'è", "Stupidi". Ornella Vanoni la candidata del Pd?

domenica 18 luglio 2010

Historypin, uno scatto per la Memoria

Da molto tempo subisco il fascino di WeAreWhatWeDo, una scombinata comunità che suggerisce come cambiare il mondo in senso eco-solidale attraverso gesti quotidiani. Funziona. Era un'idea londinese, ora è globale. Così globale da aver coinvolto la storia.
Con Historypin si sono inventati una macchina del tempo che facciamo noi.


Bella scoperta: su una mappa Google si possono aggiungere foto d'epoca con annesse storie e date. Di ogni via del mondo, compresa quella di casa tua, si può creare un archivio fotografico. Piccolo o immenso. Migliore di quello scattato da Harvey Keitel nel film Smoke di Paul Auster. Perché in quel film l'ossessione è singolare, la stessa angolazione per 14 anni, alla stessa ora. Qui l'archivio è fin da subito globale.

Le foto del passato possono essere sovrapposte o inserite nelle immagini di oggi, rimandate da Steet View (poi dicono che le telecamere non servono).


La ricerca incrocia le coordinate geografiche a quelle della storia. Gli scatti rendono la quarta dimensione. "Una foto, una notizia", come dice Graziano Arici, che di foto e di archivi ha molto da dire.

E non sarei preoccupata di vedere foto di gite di classe o pic-nic di famiglia. Il web ha ormai una certa considerazione di sè, sta alle regole del gioco, si autocensura, se deve. Non diventerà La Grande Mappa dell'Impero che Borges racconta ne L'artefice. Una mappa inutile, cioè, perché così precisa da essere ormai grande come l'impero che doveva fotografare.

mercoledì 14 luglio 2010

In Parlamento come al Bar Sport

Ma possibile che si debba accettare la risposta del ministro Elio Vito (quello dei rapporti con il Parlamento)?
Al question time alla Camera Pd e Idv chiedono chiarimenti sulla vicenda del sottosegretario all'economia Nicola Cosentino, indagato nell'inchiesta sulla lobby di Flavio Carboni. Vito risponde: "La presidenza del Consiglio rileva che la vicenda si basa esclusivamente su notizie di stampa e non è in possesso di nessuna documentazione. Nessuna decisione quindi può essere responsabilmente assunta prima di conoscere fatti tutti da acclarare. Inoltre, spetta alla magistratura l'accertamento di eventuali responsabilità penali".
Ma come, la Presidenza del Consiglio non poteva richiedere la documentazione, visto che sapeva del question time?
Gli strani rapporti che il ministro Vito ha tenuto con il Parlamento, devono averlo indotto a credere che il luogo dove si fanno le leggi sia come il bar sport: si commentano i giornali, al massimo. Se proprio ci si vuole spingere oltre, si può anche discutere di squadre. Ma di calcio.
Perché non trasformiamo il question time in happy hour?

martedì 13 luglio 2010

Il manuale di De-costituzione

Il manuale di De-costituzione di cui parla Luca Telese esiste. Qui potete leggere la versione per la stampa che rende conto dei primi due anni di governo Berlusconi, dunque da maggio 2008 a maggio 2010. L'aggiornamento però continua. Pippo Civati ironizza, riporta Telese (ma non trovo il post): "andrebbe aggiornato quasi tutti i giorni".
In effetti, non c'è molto da ridere: è aggiornato quasi tutti i giorni!

domenica 11 luglio 2010

La scelta del "giurato"

Li ho scelti così, come in questa foto, dall'elenco dei 56 candidati al premio Azzeccagarbugli. Li ho amati da subito, tanto da metterli sullo scaffale della mia libreria.
Mica facile. Mi ha aiutato un maestro di sempre, Federico Zeri. A noi, giovani studenti della Cattolica di Milano, per una fitta settimana di conversazioni tentò di spiegare il Criterio, l'arte cioè di leggere l'arte. Quegli incontri fissati nella mia memoria, sono poi diventati un libro (Dietro l'immagine, Longanesi, 1988).
Alla fine delle dottissime lezioni, sciolto quasi alla confidenza con gli allievi, Zeri rispose così all'impertinente che osò chiedere come si faceva a capire se un quadro è bello: "Lo appenderesti nel salotto di casa tua? Se la risposta è sì, quel dipinto allora è bello".

Tre dei libri che ho scelto per la mia libreria sono finalisti al premio Azzeccagarbugli. Anzi, quattro se consideriamo anche il tedesco La calma del più forte, di Veit Hienichen per e/o.

L'amore del bandito di Massimo Carlotto per e/o
Morte a Firenze di Marco Vichi per Guanda
Io ti perdono di Elisabetta Bucciarelli per Kowalski

A questi si aggiungono:
Grazia Verasani, Di tutti e di nessuno, Kowalski
Alfredo Colitto, I discepoli del fuoco, Piemme

Il metodo tiene, la scelta risulta comunque difficile. Dal mio personale elenco sono rimasti esclusi Valerio Varesi (Il commissario Soleri e la mano di Dio, Frassinelli) e Gian Mauro Costa (Il libro di legno, Sellerio). Molti altri nel mucchio dei 56 resteranno però nella mia libreria.

(Le foto: premio Azzeccagarbugli 2010)

mercoledì 7 luglio 2010

Rissa alla Camera, si parla di giovani... (Ma si picchiano anche fuori)

La cronaca è di quelle che uno non vorrebbe mai leggere. Soprattutto non voglio scriverla e perciò riporto i lanci di agenzia che ne danno conto. Poco oltre Montecitorio, va in scena un'altra nefandezza. Qui però avevano i manganelli.

Ansa delle 12 e 17

Seduta sospesa nell'Aula della Camera, dove è scoppiata una rissa tra Franco Barbato (IDv) e deputati del Pdl durante l'esame del ddl Meloni. Sono volate parole grosse e spintoni e sono intervenuti i commessi.

12 e 22
Dopo che il ministro della Gioventù Giorgia Meloni aveva accettato il rinvio in commissione del ddl, Franco Barbato dell'Idv è intervenuto accusandola di "volere questo provvedimento non per sostenere i giovani ma la corrente politica sua e di Alemanno e dell'assessore Lollobrigida. Barbara Saltamartini (Pdl) è immediatamente partita per attaccare Barbato, ed è stata trattenuta dai commessi. Nel frattempo, però, altri deputati del Pdl si sono avvicinati dall'altra parte ed è scoppiata la colluttazione. Dalle tribune si è visto Fabio Rampelli (Pdl) in un 'corpo a corpo' con un collega dell'Idv, mentre Maurizio Bianconi gridava a squarciagola a Barbato "pezzo di merda!". Dopo qualche minuto, e dopo aver invocato l'intervento dei deputati questori, la vicepresidente Rosy Biondi ha sospeso la seduta.

12 e 28
E' ripresa nell'Aula della Camera la seduta dopo i tafferugli tra Idv e Pdl. Attorno ai banchi dell'Idv si sono schierati i commessi. La tensione rimane molto alta. Quanto accaduto è stato definito "molto grave" dalla vicepresidente Rosy Bindi che ha annunciato che dei fatti si occuperanno l'Ufficio di presidenza e la conferenza dei capigruppo. In Aula si è sfiorato il contatto fisico anche tra il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, e il collega del Pdl, Marcello De Angelis: sono stati separati da colleghi dei gruppi.

12 e 31
Un sonoro ceffone è stato mollato nell'aula della Camera da un deputato del PdL a Franco Barbato durante la rissa scoppiata nel corso dell'esame del ddl Meloni. Il deputato del PdL è riuscito a sfuggire ai commessi che facevano barriera durante la sospensione della seduta. Alcuni colleghi riferiscono che il parlamentare, la cui identificazione non è certa, è salito sui banchi dell'Idv dando un forte schiaffo a Barbato. Nel frattempo, tra Fabrizio Cicchitto e Marcello De Angelis, che poco prima stavano per venire alle mani, c'è stata una stretta di mano.

martedì 6 luglio 2010

Soldi a Cl, la Lega contro Formigoni. Perché solo ora?

Perché protestare adesso? Cosa spinge la Lega a contestare l'alleato di governo Formigoni per gli ultimi finanziamenti al Meeting di Rimini stanziati dalla Regione Lombardia? Quei 234 mila euro per stand, comunicazione e gadget dell'annuale appuntamento di Cl oggi suonano strani ai leghisti, quasi uno spreco. Eppure non sono una novità.
Senza andare troppo in là con gli anni, nel 2007 la notizia di 165 mila euro per il Meeting fece davvero poco rumore, una manciata di consiglieri d'opposizione s'indignò per quella voce spudorata di 15 mila euro destinate alle pulizie e agli addobbi floreali. Tutto archiviato alla voce folklore. La Lega non disse nemmeno una parola.
L'investimento regionale su Rimini aumentò nel 2008 (180 mila euro), per subire una flessione l'anno successivo (120 mila): colpa della crisi. La voce della Lega non si è mai fatta sentire. Nemmeno quando i finanziamenti salirono a 980 mila euro "per progetti di cooperazione" che favorivano enti e fondazioni vicino a Cl o quando un'organizzazione ciellina si aggiudicò 450 mila euro "per una funzione che poteva svolgere un qualsiasi ufficio regionale".
L'elenco delle elargizioni è lungo, come i testi delle delibere regionali. Il fiato del Carroccio, invece, corto.
Perché parlare ora? I soldi destinati all'edizione 2010 del Meeting sono stati forse sottratti a iniziative camune?

sabato 26 giugno 2010

Tutti a giocare a pallone

"Oggi Brancher doveva venire, doveva venire". Eugenio Fusco, il pm del caso Antonveneta si sente "preso in giro" (sapesse noi, signor magistrato); il Presidente della Repubblica "infastidito e sconcertato" (sapesse noi, signor Presidente).

C'è un ministro che prima ancora di sapere che ministro è, si dice indaffarato al punto di non poter partecipare all'udienza del processo che lo vede imputato di concorso in appropriazione indebita e ricettazione. Nell'inchiesta sulla scalata alla banca patavina, il neo ministro sarebbe, secondo l'accusa, una delle cassaforti dei soldi di Giampiero Fiorani, l'ex amministratore della Popolare di Lodi, pronto a baciare il governatore Fazio, solo perché aveva girato la testa da un'altra parte e così s'era perso qualche passaggio dell'opa, secondo quanto abbiamo appreso dalle intercettazioni. Che slancio, che dedizione.

Ora, certe cose che ci infastidiscono così tanto non le sapremo più, se si affrettano ad approvare la legge sulle intercettazioni. Il fegato è salvo.

Di etica e diritto, ormai, si ragiona solo in salotti vellutati. Anche le meningi sono salve.

Perciò, se proprio ci interessa l'educazione, siccome di politici che chiedono scusa, ci sono ormai solo quelli che offendono la nazionale di calcio, o ci decidiamo a scendere in campo (fuor di metafora), o di buone maniere ne vedremo poche.

giovedì 24 giugno 2010

Il diritto di scegliere

Credo che sia stato l'inizio di tutti i mali più recenti; la ciliegina sulla torta dei guasti già fatti negli ultimi tre lustri. Un male aggiunto, perché il resto del male era già stanco, radicato, anestetizzato: una legge elettorale per togliere ai cittadini il diritto di scegliere. Ci vorrà il 15 marzo 2006, tre mesi dopo l'entrata in vigore del Porcellum, perché il ministro Calderoli ammetta a cuore aperto: "Ho scritto una porcata".

Confessione o tracotanza? Può darsi tutte e due le cose: sta di fatto che ai microfoni di Matrix, davanti a un divertito Mentana, Calderoli, allora titolare delle Riforme, non diventò neppure rosso. Da quella sortita, aggiungendo di suo l'arguzia toscana e la desinenza latina, Giovanni Sartori ribattezzò la legge n.270 del 21 dicembre 2005. Passerà alla storia come merita il Porcellum e cioè come quella legge che immobilizza gli elettori, costretti come sono a scegliere se votare liste bloccate e candidati scelti dalle segreterie di partito o se disertare le urne. Nessuno si è opposto, lì per lì.

Con la nuova legge abbiamo definito questo Parlamento, ripetutamente offeso, svilito nel suo ruolo e umiliato di continuo, senza mai neppure una reazione di orgoglio. E' ora di dire basta, riprendiamoci quel che ci spetta: la libertà di scegliere.

Ha ragione Luigi Pintor che nel suo bellissimo Il Nespolo scrive: "Ci sono medaglie che hanno soltanto il rovescio".

martedì 22 giugno 2010

Maturità, poi dicono che i ragazzi non indovinano

In vista degli esami, uno degli allievi di mia zia, insegnante di lettere in un istituto superiore della provincia di Varese, Legaland, ha sintetizzato: "D'Annunzio? Era un estetista". Senza saperlo, aveva anticipato uno dei temi della maturità.

Un altro allievo, della stessa classe: "Certo prof che se Leopardi era vivo oggi, bastava un po' di prozac e gli passava tutto sto pessimismo".
Ma questo non ha indovinato un bel niente.

lunedì 21 giugno 2010

L'orchestra delle libertà

Un autorevole critico musicale (Alfredo Gasponi) riporta nel suo articolo il giudizio di uno dei direttori d'orchestra più famosi (Wolfang Sawallisch). Sta provando a Roma musiche poco conosciute con un'orchestra che soffre di precarismo (la Santa Cecilia). E se ne lamenta.
Il titolista esagera: "Non sanno suonare". Partono querele. Era il '96. Calcolati i tempi della giustizia, si arriva al 2002 per il primo giudizio e al 2008, per il secondo.
In primo grado, la condanna: 3 milioni di euro di risarcimento; l'appello conferma. Intanto l'azienda (Il Messaggero) mette tra i passivi la somma del risarcimento e chiede lo stato di crisi, così può alleggerirsi di 38 giornalisti.

Nella sentenza il critico viene accusato di aver “distorto il pensiero dell’illustre maestro” (il maestro in una lettera conferma le dichiarazioni riportate nell'articolo), “confezionando un articolo volutamente scandalistico”. “O il giornalista ha deliberatamente falsato il contenuto dell’intervista. Ovvero, non capendone bene le parole, non si è fatto scrupolo di 'confezionare' un articolo esplosivo”.

Ti distrai un attimo per difendere la libertà di stampa e di informazione e ti tolgono quella di critica.

domenica 20 giugno 2010

The evil eye

Forse è un caso, ma leggere di Pomigliano d'Arco sulla versione on line dei principali quotidiani italiani costringe a sorbirsi le pubblicità di case automobilistiche straniere.
Leggi del tiro alla fune tra gli operai e la Fiat e si aprono scenari favolosi: Jaguar, Citroen, Jeep. Auto da sogni e sogni di operai.
Un suggerimento occulto o solo istigazione al malocchio? Che brutta combinazione, però.

venerdì 18 giugno 2010

La riffa

Dalla lotteria, alla riffa. Numericamente stanno aumentando le possibilità di trovare lavoro in Italia.

venerdì 11 giugno 2010

Intercettazioni

Biiiiiiiiiiiiiiiip

Investi il ciclista e scappa

Piazza Repubblica, Milano. Un cartello che non ho potuto fotografare dice che il 10 giugno, giovedì mattina, alle 9, un ciclista è stato investito da un'auto lì dove la rampa dei bastioni scende sullo slargo dei grandi alberghi.
Cadendo, il ciclista è morto. L'automobilista è scappato. E ora si cercano possibili testimoni.
Per quella piazza, passano migliaia di sguardi, tutti i giorni, a quell'ora. Possibile che nessuno abbia incrociato gli occhi dell'investitore?

mercoledì 2 giugno 2010

Come un computer, solo un po' più dura....

Un post nostalgico. Punto, ding, a capo.

Dedicato al bimbo di cinque anni che a casa di amici dei genitori ha scoperto una macchina per scrivere e con sorpresa ha esclamato: "Papà, papà, guarda: è come un computer, solo un po' più dura..."

venerdì 28 maggio 2010

I Diari di Berlusconi

Silvio Berlusconi al vertice Ocse di Parigi cita i Diari di Benito Mussolini: "Oso citarvi una frase di colui che era ritenuto un grande e potente dittatore, e cioè Benito Mussolini. Nei suoi diari ho letto recentemente questa frase: dicono che ho potere, non è vero, forse ce l'hanno i gerarchi ma non lo so. Io so che posso solo ordinare al mio cavallo di andare a destra o di andare a sinistra e di questo devo essere contento".

Intanto, a Roma, la Manovra studiata da Tremonti e varata dal IV governo Berlusconi, chiude il Museo storico della Liberazione, quello di via Tasso. Che orribile coincidenza.

Mussolini è nei pensieri di Berlusconi da sempre. E' il 1996 quando nel corso di una trasmissione di Italia 1, per giustificare un paragone a lui attribuito tra il governo Prodi e il Fascismo, dice: ''Mussolini è stato un protagonista di vent' anni di storia nel bene e soprattutto nel male. Prodi è casomai una comparsa, delle cronache di questi ultimi mesi, quindi non si può nemmeno lontanamente immaginare un paragone tra i due uomini''.

Torna sul suo statista di riferimento nel 2003, quando al giornalista di Spectator, il settimanale inglese, spiega: "Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino".

Per un paragone diretto si deve aspettare l'assemblea di Confesercenti, a maggio del 2006. ''Mussolini aveva i nuclei delle camicie nere - rivela - io, secondo i giornali che sono i sottotappeti della sinistra nostra all'estero, avrei i nuclei delle veline. Grazie a Dio, mi sembra un po' meglio...''.

lunedì 24 maggio 2010

Qui, l'unico a risorgere è Cattelan

Non se ne sentiva più parlare dai bambini impiccati all'olmo della Resistenza di Milano. All'improvviso, con una botta di creatività (che ha mangiato?) torna di prepotenza alla ribalta Maurizio Cattelan, come al solito senza che l'Arte si interessi di lui. Il busto di Craxi al posto di quello di Mazzini a Carrara, il cavallo abbattuto con il cartello Inri che gli infilza la coscia nel cortile di Palazzo Reale a Milano, il dito medio da esporre in formato gigante davanti alla Borsa di Milano. Stupore, choc, scandalo. Soloni, solette e soline con le mani nei capelli per i diversi affronti: alla Storia, alla Religione, al Denaro.
Quel che resta dell'arte lo diranno gli storici tra 50 anni almeno. Per il momento si vede la solita provocazione di chi vuol far discutere, forse anche per evitare che si parli della sua arte.
Non è la prima volta: è successo quando ha bombardato il Papa con un meteorite, messo in ginocchio Hitler vestito da piccolo tirolese e tolto le scarpe a Kennedy nella bara, e da ultimo, quando ha chiuso nel frigo la suocera di un ricco committente Usa. Oltreoceano se la ridono ancora, perché quella suocera pare fosse peggio di Xantippe e perché per fare una cosa che desideravano in molti, Cattelan si è anche fatto pagare.
Si vede che non è bastato. Lasciatelo lavorare!

sabato 22 maggio 2010

Era il congresso giusto?

Dice Bersani che dentro il Pd vanno tutti d'accordo e che "in caso di strappo" sapranno "affrontare l'emergenza". Avevamo capito male, non ci sono feudi personali, non ci sono divisioni, c'è un partito così grande che "le correnti sono ingredienti" e tutti devono sentirsi "un po' segretari", anche quelli che litigano da prima che nascesse il Pd.
Si cambia musica: il Senso del Blasco non s'è ancora trovato, qui serve abbattere il muro e spunta Wind of change che gli Scorpions dedicarono appunto alla caduta del Muro di Berlino (ma era l'89, un secolo fa!). Impennata di carie, quella volta, tra i fan del metallico. E anche in questo openPd lo zucchero non è mancato.
Era il congresso giusto, vero? Non è che era quello del partito dell'Amore?
Poche idee, da quel che riportano le cronache: tanta insistenza su toni e termini guerreschi (tregua, soprattutto, ricorre in molti, troppi discorsi). Insomma un gran parlare di "chi siamo", quando mancherebbe anche di sapere "dove stiamo andando".
Per fortuna, il finale con suspense. Bersani che dice "Ora devo andare in Cina, non è che quando torno...".

giovedì 13 maggio 2010

Anemone, fragile e abbandonato



Il nome deriva dal greco ànemos che significa "vento", data la sua vita effimera e, vista questa caratteristica, simboleggia la fragilità e l'abbandono. Però è una pianta perenne.

Nei nomi si nasconde sempre un destino, dicevano gli antichi. L'effimero è chiaro. La vita della pianta anche. Quanto all'abbandono, l'elenco comincia dal presidente del Consiglio "amareggiato nel vedere che a tanti non bastano i benefici derivanti dalla politica" e quindi "questo è solo l'inizio".

venerdì 7 maggio 2010

Zagrebelsky's Point

Gustavo Zagrebelsky mercoledì 5 maggio, dal divano di Serena Dandini: "Sono più importanti gli uomini o le istituzioni? Le istituzioni sono importanti, naturalmente. Ma una cattiva Costituzione può funzionare bene se gli uomini che sono dentro le istituzioni sono uomini buoni, cioè se hanno senso dello Stato, responsabilità verso la cosa pubblica. Ciò che è decisiva è la qualità degli uomini. Non c'è nessuna ottima Costituzione che può funzionare bene se la classe politica è corrotta".

Berlusconi non l'ha presa bene. Se ne è lamentato venerdì 7 maggio, nel corso del Consiglio dei Ministri, facendosi sfuggire pensieri a voce alta sulle "solite trasmissioni pagate con i soldi pubblici che si dilettano ad avere come solito bersaglio il governo e si divertono ad aggredirlo".

mercoledì 5 maggio 2010

Happy birthday mr President

L'8 maggio questo governo Berlusconi compie due anni. Tra scandali e gaffe, ho tenuto il conto degli attacchi alla Costituzione.

2008-2010 Due anni contro la Costituzione, osservatorio dei diritti perduti è un diario fuori bordo, compilato ogni giorno e continuamente aggiornato dal computer di Libertà e Giustizia. "Un quadro stupefacente dell'insofferenza verso una vita politica ordinata e rispettosa dei grandi principi del costituzionalismo", come scrive Gustavo Zagrebelsky nell'introduzione.

Ne parlo a Roma, il 6 maggio alle 20, allo spazio daSud (via Gentile da Mogliano, 170), con Danilo Chirico.

Il libretto nero lo trovate qui.

martedì 4 maggio 2010

Non sono previste domande

Finalmente qualcuno se ne accorge. Nel Paese dove la libertà di stampa è parziale (ma solo se la censiscono gli altri), i giornalisti si rendono conto che non possono più fare domande. Meglio: cominciano a scriverlo.
Il copione si ripete ormai uguale da mesi, da anni. E anche quando Scajola annuncia le sue dimissioni da ministro, dopo lo scandalo dell'appartamento, lo fa in una "presunta conferenza stampa" e se ne va.
La "presunta conferenza stampa" è il modo in cui il presidente del consiglio affronta normalmente i giornalisti. C'è un giornalista spagnolo Miguel Mora di El Paìs che, una volta, ha osato rompere il taboo - era settembre 2009 -, ricavandone in diretta minacce.
E gli altri? Perché non reagiscono, perché non lasciano la sala stampa? Perché riportare le parole dei politici che mettono il bavaglio ai giornalisti?

martedì 27 aprile 2010

Berlino: i volti degli altri, le vite degli altri

Strana atmosfera a Berlino, nei giorni scorsi. Città aperta, sogni possibili, idee, suggestioni, storia e storie.

La sbornia dura un attimo, il tempo di capire che a casa c'è qualcuno che imbroglia. Trovi case in affitto a 250 euro, trovi lavoro e se fai il turista ceni al ristorante senza fare un mutuo.

Il nuovo non è solo quello della ricostruzione dopo la caduta del muro. I grandi architetti hanno ridisegnato il volto della Berlino del 2000. Ma i giovani talenti trovano spazi, comunque.
Arte e design non sono sciocchezze: le testimonianze sono ovunque al punto che il Salone sembra un tinello se lo confronti con gli atelier della vecchia Berlino est.
Puoi ascoltare i Berliner, quelli veri, con 17 euro  o scaricare i loro concerti in podcast.
Il wi-fi è libero. Le cene al ristorante sono possibili; i dottorati di ricerca non sono già destinati prima che esca il bando e se presenti un progetto serio, c'è di sicuro chi è pronto a finanziarlo. Ometto un'altra cosa vera (e cioè che treni, metro, tram e bus sono sempre in orario e ben collegati tra loro) solo per non essere tacciata di qualunquismo.
Per ansia e qualità della vita, il paragone milanese regge solo nella zona più greve di Berlino Est. Ecco, nella claustrofobia dei palazzoni della Stasi mi sono sentita come ad Assago: c'era tutto, solo che niente era per me. Ero a casa.

(Nella foto in alto, volti di faraoni nell'Altes Museum di Berlino; in basso, l'ex  direzione centrale della Ministero della Sicurezza di Stato, oggi sede del Museo della Stasi)

giovedì 22 aprile 2010

CasoMai

Mai tanti casini in un giornale solo, titola il Post. Riprende la notizia del Fatto sugli arresti di Fabio e Giandomenico Caso, avventurieri dell'editoria di casa nostra. C'è voluta un'indagine della Guardia di Finanza, che coinvolge anche Alberto Donati, altro editore disinvolto, che al tavolo delle trattative per l'ultimo contratto dei giornalisti sedeva di fronte al sindacato, in rappresentanza di tutti gli editori italiani: un caso? Chissà.
Le accuse che hanno portato in carcere due degli editori del Clandestino sono queste: abusivismo bancario per oltre 200 milioni di euro, 9 milioni di euro di fatture false, 80 milioni di euro di fittizi aumenti di capitale sociale, bancarotta fraudolenta per Hopit Spa, Net.Tel. Spa, Editoriale Dieci Srl e Segem Spa, tentata truffa aggravata nei confronti della Regione Abruzzo per l’ottenimento illecito di fondi pubblici, falsità, calunnia aggravata e resistenza a pubblico ufficiale per il patron del gruppo Gian Gaetano Caso, suo figlio Fabio ed altri collaboratori e professionisti”.
Luigi e Ambrogio Crespi, partner dei Caso, per il Clandestino trasecolano, raccontano le cronache. Non è strano, lo fanno sempre quando all'improvviso le loro imprese, chissà perché e chissà come, implodono.
Casomai qualcuno se ne fosse dimenticato. Casomai.