"Oggi Brancher doveva venire, doveva venire". Eugenio Fusco, il pm del caso Antonveneta si sente "preso in giro" (sapesse noi, signor magistrato); il Presidente della Repubblica "infastidito e sconcertato" (sapesse noi, signor Presidente).
C'è un ministro che prima ancora di sapere che ministro è, si dice indaffarato al punto di non poter partecipare all'udienza del processo che lo vede imputato di concorso in appropriazione indebita e ricettazione. Nell'inchiesta sulla scalata alla banca patavina, il neo ministro sarebbe, secondo l'accusa, una delle cassaforti dei soldi di Giampiero Fiorani, l'ex amministratore della Popolare di Lodi, pronto a baciare il governatore Fazio, solo perché aveva girato la testa da un'altra parte e così s'era perso qualche passaggio dell'opa, secondo quanto abbiamo appreso dalle intercettazioni. Che slancio, che dedizione.
Ora, certe cose che ci infastidiscono così tanto non le sapremo più, se si affrettano ad approvare la legge sulle intercettazioni. Il fegato è salvo.
Di etica e diritto, ormai, si ragiona solo in salotti vellutati. Anche le meningi sono salve.
Perciò, se proprio ci interessa l'educazione, siccome di politici che chiedono scusa, ci sono ormai solo quelli che offendono la nazionale di calcio, o ci decidiamo a scendere in campo (fuor di metafora), o di buone maniere ne vedremo poche.
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