Da molto tempo subisco il fascino di WeAreWhatWeDo, una scombinata comunità che suggerisce come cambiare il mondo in senso eco-solidale attraverso gesti quotidiani. Funziona. Era un'idea londinese, ora è globale. Così globale da aver coinvolto la storia.
Con Historypin si sono inventati una macchina del tempo che facciamo noi.
Bella scoperta: su una mappa Google si possono aggiungere foto d'epoca con annesse storie e date. Di ogni via del mondo, compresa quella di casa tua, si può creare un archivio fotografico. Piccolo o immenso. Migliore di quello scattato da Harvey Keitel nel film Smoke di Paul Auster. Perché in quel film l'ossessione è singolare, la stessa angolazione per 14 anni, alla stessa ora. Qui l'archivio è fin da subito globale.
Le foto del passato possono essere sovrapposte o inserite nelle immagini di oggi, rimandate da Steet View (poi dicono che le telecamere non servono).
La ricerca incrocia le coordinate geografiche a quelle della storia. Gli scatti rendono la quarta dimensione. "Una foto, una notizia", come dice Graziano Arici, che di foto e di archivi ha molto da dire.
E non sarei preoccupata di vedere foto di gite di classe o pic-nic di famiglia. Il web ha ormai una certa considerazione di sè, sta alle regole del gioco, si autocensura, se deve. Non diventerà La Grande Mappa dell'Impero che Borges racconta ne L'artefice. Una mappa inutile, cioè, perché così precisa da essere ormai grande come l'impero che doveva fotografare.
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