venerdì 26 marzo 2010

Giornalismo e insulti (e scusate l'intrusione)

Siccome la vicenda mi riguarda personalmente, mi sono fatta scrupolo di pubblicarla in questo blog. La storia naviga in Rete, in molti posti, persino in acque ministeriali, e anche da prima che l'articolo scritto da Paolo Biondani e da me e pubblicato da L'espresso, fosse in edicola.

Di quelli che ritengo siano insulti chiederò conto in altra sede, certo non qui. Gli insulti preventivi si considerano intimidazioni?
Paolo Biondani ha replicato con una nota che mi ha sottoposto e che condivido. Ma c'è un tema che è di carattere generale e politico se, come diceva Gandhi in democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica. Lo ha colto Enzo Marzo, giornalista, tra i promotori della Società Pannunzio per la libera informazione, che annovera tra gli altri Tullio De Mauro, Corrado Stajano, Nadia Urbinati e Gustavo Zagrebelsky.

Scrive Enzo Marzo: "Il rapporto tra lettori e giornalisti è oggi così rudimentale che quasi nessuno mostra di conoscere i propri diritti e i propri doveri. Così si confondono garanzie, rettifiche e violazioni deontologiche".

Credo sia un tema importante, anche in vista delle prossime elezioni. Un tema di democrazia. Si respira un'aria pesante, da queste parti. E sale l'ansia a metter in fila i tentativi di censura, la voglia di zittire senza spiegare, gli attacchi riusciti verso alcune voci libere, i 15 (li ho contati tutti?) tra disegni e progetti di legge di questa legislatura per mettere il bavaglio a internet.

Andare a votare, questa volta, significa anche far sapere che noi cittadini conosciamo i nostri diritti (oltre che i nostri doveri) e vogliamo riprenderceli tutti.

3 commenti:

  1. a mio avviso è molto più densa di significati una bella astensione. secca secca.

    RispondiElimina
  2. Assolutamente sbagliata la tua considerazione Franco (IMHO)

    Chi si è reso conto di aver sbagliato a votare in passato i lestofanti delle ipotetiche libertà, oggi la buttano in caciara, cercando il fallo di confusione ("sono tutti uguali"), pensando di essere superiori a tutto non andando a votare. Pudore e coerenza vorrebbero che si facesse mea culpa scegliendo col voto di rimandarli a casa (e possibilmente in galera).

    Si deve votare e votare bene stavolta vista la situazione drammaticamente al limite.
    Vi è l'obbligo di votare "contro" questa politica e non "per qualcuno".

    Stavolta vi è la possibilità di minare le basi della partitocrazia e di questo pessimo governo dittatoriale e ad personam. Stavolta un moderato, eventualmente anche turandosi il naso, deve votare, ove presenti, le liste di Beppe Grillo, dove non presenti il voto moderato e di protesta dovrà essere espresso per l'Italia dei Valori, unica opposizione parlamentare.

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina