lunedì 26 dicembre 2011

L'Anpi per Giorgio Bocca

L’ANPI Provinciale di Milano si unisce al profondo dolore dei familiari, degli antifascisti, del giornalismo italiano e di tutto il mondo della cultura per la scomparsa di Giorgio Bocca, partigiano, giornalista, scrittore.  Nativo di Cuneo e cresciuto in una famiglia della borghesia piemontese, nel 1943 Bocca decide di aderire, nella clandestinità, al Partito d'azione. A questa scelta lo induce l'esempio dell'amico Benedetto Dalmastro assai vicino a Tancredi “Duccio” Galimberti. L'8 settembre, alla firma dell'armistizio, raggiunge con Dalmastro e un gruppo di compagni, dopo aver raccolto le armi abbandonate nelle caserme di Cuneo, la frazione Frise di Monterosso Grana. Nasce così il primo nucleo della locale banda partigiana di "Italia Libera". Comandante di banda della formazione in Valle Maira, nella primavera del 1944 Bocca é inviato a stabilire le basi della Brigata Giustizia e Libertà "Rolando Besana" in Valle Varaita e ne diviene il comandante. Il 5 maggio 1944, con Benedetto Dalmastro, Luigi Ventre e Costanzo Picco partecipa a un incontro tra partigiani italiani e francesi organizzato il 12 maggio 1944 a Colle Sautron. All'incontro faranno seguito le intese politico-militari tra i due movimenti, stipulate  il 22 maggio e il 30 maggio 1944. Nei primi giorni del 1945 Bocca è nominato comandante della decima divisione Langhe delle formazioni "Giustizia e Libertà". Torna quindi in Val Maira, divenendo commissario politico della seconda Divisione "Giustizia e Libertà". Tra le sue numerose azioni, si ricorda quella che tra il 12 e 13 aprile 1945 conduce alla cattura, nella cittadina di Busca, della compagnia controcarro della Divisione "Littorio" della Repubblica Sociale Italiana. Per l’attività partigiana Giorgio Bocca riceve la Medaglia d’Argento al valor militare. Dopo la Liberazione, Bocca si avvia alla carriera di giornalista, dapprima a Torino, nel quotidiano di Giustizia e Libertà e quindi, a Milano, come redattore del settimanale “Europeo” e come corrispondente del quotidiano torinese “La Gazzetta del Popolo”. Quando nasce “Il Giorno”, nel 1956, ne diviene inviato. Nel 1976 è tra i fondatori del quotidiano “la Repubblica”. Il suo è un giornalismo militante, che attraverso reportage, inchieste, commenti e interviste, si propone di denunciare i guasti della società italiana. La sua critica si accentua negli anni più recenti, forte di una scrittura semplice ma dura, concreta e aspra, di intensa comunicazione, sostenuta da un'alta moralità e da un legame mai interrotto con l'esperienza resistenziale. I suoi articoli sono diventati, spesso, traccia e ossatura dei suoi numerosi libri, tra reportage, ricerca storica, pamphlet e autobiografia. Lo ricorderemo sempre tra le figure di spicco del movimento partigiano e per essere  rimasto sempre coerente a quella sua fondamentale scelta di campo per la libertà e la democrazia maturata durante la Resistenza.

lunedì 12 dicembre 2011

Un post pigro

Oggi rubo foto e ricetta a Jasmine. Biscottini per niente dolci, buoni buoni. Li ho fatti in mezz'ora e mangiati in molto meno tempo, con l'aiuto delle mie tre gatte fameliche che hanno molto gradito. Il blog Labna merita una visitina. L'Ipad è rimasto un po' infarinato, ma sembra più contento anche lui...


lunedì 5 dicembre 2011

Monti, non andare in quel salotto!

Ha ragione Corrado Stajano: perché il presidente del Consiglio Mario Monti dovrebbe andare da Vespa, a "Porta a Porta", a presentare la manovra?
Non si è tanto parlato di discontinuità in queste settimane? Vespa rappresenta la centrale del berlusconismo di questi decenni, il ponte con un passato da cancellare, l' immagine della continuità. Il presidente del Consiglio che si è addossato un impegno così gravoso e meritorio non deve andare in quello studio né prima dei suoi interventi in Parlamento (ci mancherebbe altro) né dopo.
 Ho firmato l'appello di LeG: Monti, non andare in quel salotto!