mercoledì 31 marzo 2010

"Porca" Italia

Saba, di Vittorio Sereni

Berretto, pipa, bastone, gli spenti
oggetti di un ricordo.
Ma io li vidi animati indosso a uno
ramingo in un'Italia di macerie e di polvere.
Sempre di sè parlava ma come lui nessuno
ho conosciuto che di sè parlando
e ad altri vita chiedendo nel parlare
altrettanta e tanta più ne desse
a chi stava ad ascoltarlo.
E un giorno, un giorno o due dopo il 18 Aprile,
lo vidi errare da una piazza all'altra
dall'uno all'altro caffè di Milano
inseguito dalla radio.
Porca - vociferando - porca. Lo guardava
stupefatta la gente.
Lo diceva all'Italia. Di schianto, come a una donna
che ignara o no a morte ci ha ferito.

Sereni racconta di quanto vide Umberto Saba a Milano, per strada, un giorno o due dopo le elezioni del 18 aprile 1948. 
Come cambiano i tempi: oggi, un giorno o due dopo queste elezioni, solo Brunetta dice di sentirsi tradito.

martedì 30 marzo 2010

Rosa Quote

Considerazioni a margine delle elezioni: su 33 finalisti in 13 regioni, solo sette donne. Ho sempre pensato che Quote Rosa fosse una candidata di copertura.
Per fortuna, l'astensione è femmina.

lunedì 29 marzo 2010

Rimbambiniti

Vediamo l’informazione, in primo luogo televisiva visto che i dati lo confermano: sia localmente che nazionalmente, gli italiani si informano soprattutto alla televisione, cosa che spiega d’altronde il rifiuto, più che quindicennale, opposto dal Presidente del consiglio a ogni limitazione del suo potere catodico. Non si tratta di sapere se con la tv si vincono o si perdono le elezioni. In questione è la società: la facoltà che le viene data di formarsi un giudizio conoscendo i fatti, la sua cultura della legalità, della tolleranza, della mente libera da slogan, ritornelli. Impossibile acquisire tale cultura se il cittadino non è bene informato. Se viene tenuto in una sorta di Kindergarten, davanti al quale si recitano giuramenti, e si ripetono aggettivi o parole («una grande grande grande grande riforma») come si fa con i bambini e le filastrocche.

Barbara Spinelli per La Stampa

venerdì 26 marzo 2010

Giornalismo e insulti (e scusate l'intrusione)

Siccome la vicenda mi riguarda personalmente, mi sono fatta scrupolo di pubblicarla in questo blog. La storia naviga in Rete, in molti posti, persino in acque ministeriali, e anche da prima che l'articolo scritto da Paolo Biondani e da me e pubblicato da L'espresso, fosse in edicola.

Di quelli che ritengo siano insulti chiederò conto in altra sede, certo non qui. Gli insulti preventivi si considerano intimidazioni?
Paolo Biondani ha replicato con una nota che mi ha sottoposto e che condivido. Ma c'è un tema che è di carattere generale e politico se, come diceva Gandhi in democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica. Lo ha colto Enzo Marzo, giornalista, tra i promotori della Società Pannunzio per la libera informazione, che annovera tra gli altri Tullio De Mauro, Corrado Stajano, Nadia Urbinati e Gustavo Zagrebelsky.

Scrive Enzo Marzo: "Il rapporto tra lettori e giornalisti è oggi così rudimentale che quasi nessuno mostra di conoscere i propri diritti e i propri doveri. Così si confondono garanzie, rettifiche e violazioni deontologiche".

Credo sia un tema importante, anche in vista delle prossime elezioni. Un tema di democrazia. Si respira un'aria pesante, da queste parti. E sale l'ansia a metter in fila i tentativi di censura, la voglia di zittire senza spiegare, gli attacchi riusciti verso alcune voci libere, i 15 (li ho contati tutti?) tra disegni e progetti di legge di questa legislatura per mettere il bavaglio a internet.

Andare a votare, questa volta, significa anche far sapere che noi cittadini conosciamo i nostri diritti (oltre che i nostri doveri) e vogliamo riprenderceli tutti.

giovedì 18 marzo 2010

Ospedali senza medici (op cit.)*


IN EDICOLA

Ospedali senza medici

di Paolo Biondani e Olga Piscitelli
Mancano i dottori: 39mila in meno in cinque anni. Pensionati a 58 anni dalla norma Brunetta. Niente turnover. Così i pronto soccorso collassano e le liste d'attesa si allungano. Ma le regioni si ribellano





(op cit)* nel senso che questa notizia è pubblicata su L'espresso in edicola questa settimana e anche sul sito del settimanale

Un video, forse, ci salverà

Nella città degli sgomberi, "più di 200 in un anno" secondo la denuncia delle opposizioni in Consiglio comunale, siamo ben oltre l'allarme razzismo. La città non ne parla. Le istituzioni digeriscono l'incidente di via Padova del 20 febbraio e nell'indifferenza diffusa si ignora che quel caso apre un nuovo fronte nella politica e nella società: per la prima volta, a Milano, l'integrazione va oltre i confini del risotto e mette l'una contro l'altra due grandi comunità (nordafricani contro sudamericani) che convivono e male tra di noi. Il vicesindaco studia la possibilità di obbligare gli amministratori di condominio a denunciare fatti anomali e farsi delatori.
Poi spuntano cartelli e c'è anche chi non se ne meraviglia.

Non resta che puntare tutto sulla fantasia. Un video, forse, ci salverà.

lunedì 15 marzo 2010

Tra le nuvole

Amano stare in alto, su su, vicino al cielo. E hanno una passione per le cupole. Don Luigi Verzè, fondatore dell'ospedale San Raffaele, in occasione del suo novantesimo compleanno annuncia che si trasferirà in cima al nosocomio, proprio sotto la statua dell'arcangelo che svetta sulla Brianza. Tra le nuvole, proprio come Roberto Formigoni, governatore uscente della Lombardia che ha lanciato la sua sfida al cielo tre anni fa, approfittando del restauro del Pirellone, dopo l'incidente aereo che sventrò il 26° piano.
Quel progetto, rivisto solo nel conto, si materializza nel 2010. “Venite a toccare il cielo”, invita la pubblicità. In effetti, il 31° piano del palazzo della Regione, a Milano, è il punto più alto in città. Però costa. Stando al rapporto annuale di Infrastrutture lombarde, la partecipata della Regione per i nuovi progetti, la risistemazione del tetto di Milano è tra gli interventi più cari del 2008: a fronte di una previsione di spesa che nel 2007 era di 2 milioni 718 mila 933 euro, il conto è lievitato fino a 5 milioni e 200 mila.

(foto scattata a Nizza)

martedì 9 marzo 2010

Il criceto della libertà

E' il segno dei tempi, certo. Se non partecipi almeno a un reality, non ti riconoscono neanche lo status di disoccupato. Ci avevano anche abituati alla riffa per un posto di lavoro. Ci siamo quasi: presto sarà tele-democrazia. La vita, oltre il vetro del televisore; sul divano di casa, invece, sguardo fisso, cervello piatto e pollice semovente per non esagerare neanche con lo zapping. Se poi sei disoccupato o casalinga, il cerchio si chiude: il criceto della libertà non potrà che riconoscere se stesso nella ruota finta della tv.
I dipendenti della Vinyls di Porto Torres si sono autoesiliati all'Asinara. Sull'Isola dei cassintegrati nessuno è famoso, ma tutti sono senza lavoro. Forse è nato un nuovo format. Di certo sono saltate tutte le categorie e non solo perché il GF è davvero specchio dei nostri tempi. Le cose sfuggono, come la sabbia della pubblicità dell'Eni. Ma quanti neuroni si bruciano a mettere in relazione la Vinyls con l'Eni?

lunedì 8 marzo 2010

Regalo di Michi

C'era scritto:
Ottimo per accompagnare piatti di carne, pesce e formaggi
Io l'ho mangiata con le dita.

venerdì 5 marzo 2010

Un decreto per due. Guardarsi alle spalle

Ma che importanza può avere adesso la decisione del Tar? Il consiglio dei ministri ha cucito il decreto interpretativo che salverà capra e cavolini. Gli ingredienti ci sono tutti:
1. il diritto all'elettorato attivo e passivo prevale sulla forma e a mare le regole
2. ci sono 24 ore di tempo, a partire dall'accettazione delle liste, per mettere toppe alle irregolarità formali
3. ma le 24 ore per Lazio e Lombardia valgono a partire dall'attuazione del decreto, non dall'accettazione delle liste.
4. è valido ogni mezzo di prova per dimostrare di essere stati presenti nell'ufficio giusto al momento di chiusura della presentazione delle liste.

Tutto a posto, tranne la democrazia. Le regole? Solo burocrazia. Il parlamento? La stanza dei giochi di un club ristretto che confonde l'arroganza con la libertà.

Mai visto niente di più folle in quella che è stata fin qui la mia democrazia. L'unica differenza con il Fascismo è che ora mancano i partigiani, non c'è Resistenza, servono un mucchio di eroi.

(Fare film con lo specchietto retrovisore. Foto scattata a Milano, in questi giorni)