giovedì 31 dicembre 2009

Ridere, ridere, ridere

Maddai che in fondo ci siamo divertiti...

Capodanno, par Antonia Pozzi




Se le parole sapessero di neve
stasera, che canti -
e le stelle che non potrò mai dire...

Volti immoti s'intrecciano tra i rami
nel mio turchino nero:
osano ancora,
morti ai lumi di case lontane,
l'indistrutto sorriso dei miei anni.

(foto OlgaPress)

mercoledì 30 dicembre 2009

Ristretti orizzonti

Tenere la posizione. Un anno aggrappati come panda a un albero che sembra l’ultimo del pianeta. Così è stato secondo me, questo duemila e nove. Meno che il gattopardesco Tutto cambia, perché niente cambi. Siamo andati oltre: Non cambia niente e speriamo che duri.
Come in quel film dove Bill Murray si sveglia ogni mattina nella stessa mattina.
Ci si sono ristretti gli spazi e gli orizzonti. Non si scrive, si microblogga; non si fa politica, s’inventano slogan; filosofia? Una citazione toglie il pensiero di torno. Per la musica, vale quell’unico brano che si scarica dal web. One shot, one show. Poi tutto passa, anche la voglia.
Sul grande schermo è stato l’anno dei vampiri. Atmosfera pulp più che dark, che altrimenti ci facevamo anche un pensierino. Il gotico è in soffitta, e i pipistrelli sono a rischio estinzione. Al marketing piace il terrore.
Per la crisi economica è andata meglio: successo planetario.

E se non ci fosse un domani? Oggi non c’è stato!
(Bill Murray-Phil Connors, Ricomincio da capo, di Harold Ramis, 1993)

martedì 29 dicembre 2009

The pink side of the moon


La ministra cerbiatta vuole scrivere Masculi (guardarli, capirli, educarli) e fare le riforme con le donne, perché “sanno aprirsi al dialogo con maggior garbo, con più tatto, con maggiore capacità di ascolto dell’altro”. 
Quasi quasi sembra più sincera la Ventura che dall’alto della sua soubrettitudine svela: “Non mi piace il sesso per il sesso”. 
Però attenzione, ecco il vero lato rosa della Storia. Lo rivela alla Stampa: “Vorrei approfondire il tema delle disabilità in generale, anche psichica, per migliorare la vita dei malati e delle loro famiglie. Abbiamo da poco organizzato un congresso sull’ansia e la depressione e non posso non pensare alle tante donne che accudiscono persone che hanno un disagio mentale, pensiamo a quello che è accaduto a Berlusconi e al Papa”.

Alla fine, gira che ti rigira, la colpa è sempre di Eva.

lunedì 28 dicembre 2009

Pacifisti italiani bloccati al Cairo: devono raggiungere Gaza


Un gruppo di 140 italiani è bloccato all'ambasciata italiana al Cairo. Era diretto al valico di Rafah per partecipare alla Gaza Freedom march. I poliziotti egiziani hanno sequestrato gli autobus che avrebbero dovuto portare i manifestanti a El Arish e da qui poi a Gaza. Ci sono stati momenti di tensione, tafferugli. Ma ora sembra tutto tornato alla normalità, anche se i pacifisti sono ancora al Cairo e contano sulla mediazione dell'ambasciatore italiano per poter ripartire.

Un mio amico è lì, e mi ha mandato un sms. E' preoccupato. Mi avverte: "Brutta situazione, siamo bloccati in ambasciata. Altri 1300 sono all'Onu"

La Freedom march è organizzata dall'associazione statunitense Code Pink. I pullman erano già stati pagati; ma i poliziotti li hanno bloccati prima che arrivassero all'albergo dove alloggiava il gruppo di italiani atterrato ieri al Cairo.
Oltre ai manifestanti italiani bloccati al Cairo ci sono altre 1300 persone che fanno parte della delegazione internazionale diretta a Gaza. La tensione è salita, stamattina, quando, resisi conto del blocco, i manifestanti hanno tentato di prendere i taxi ma i poliziotti hanno requisito anche quelli. E' stato a quel punto che gli italiani si sono diretti all'ambasciata, altri invece sono andati alla sede dell'Onu al Cairo.


"La situazione è relativamente calma, anche se c'è tensione e qualche tafferuglio: una donna americana è stata colpita con un pugno da un agente", spiega sei ore più tardi alle agenzie Francesco Giordano, coordinatore milanese di Forum Palestina, una sorta di collettivo di ong con sedi in Italia. "I poliziotti ci hanno circondati - racconta - e transennato la zona per impedirci di raggiungere il valico di Rafah. Ora aspettiamo una risposta dalle autorità egiziane e speriamo nella mediazione dell'ambasciatore italiano, che finora si è mostrato molto disponibile: noi non vogliamo manifestare in Egitto, desideriamo solo raggiungere Gaza, partecipare alla marcia e portare ai bambini palestinesi le medicine e i giocattoli che hanno sequestrato stamattina con i nostri pulmann".


domenica 27 dicembre 2009

La lista


Andare più spesso al cinema. Leggere, leggere, leggere, e solo dopo, scrivere. Prenderla alla leggera. Smettere di giustificare gli errori degli altri. Coltivare cattivi propositi. Ascoltare. Essere puntuale. Coltivare l’orto sul balcone. Casalinghitudine zero. Fare il pane. Ascoltarmi. Divertirmi. Ridere, ridere, ridere. Viaggiare. Aspettare. Imparare a fotografare. Ascoltare le fusa. Riciclare. Andare al mare. Correre, ogni giorno. Pensare alla fine delle cose, prima di comprarle. Imparare. Smettere. Vivere con passione. Avere tenacia senza insistere. Ricordare tanto, ma non tutto. Raggiungere gli obiettivi. Saper dire di No. Rispettare i propositi.
                

Linee guida per il 2010: lentezza, profondità, senso.

Tutti dicono I love you (da Pippo)

A dieci anni dall'ingresso nel Nuovo Millennio, l'Almanacco per dodici mesi di amore. Senza pregiudizio.

sabato 26 dicembre 2009

Accendere le spie


Meglio partire dagli aggettivi. Come sarà il Copasir dalemiano? Il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica nelle mani del politico che in Italia è sinonimo di “inciucio” (vedi alla voce Google) e che ha appena proposto una “leggina” a favore del premier, con la scusa di salvare l’Italia. D’Alema è anche il politico che ha dichiarato di apprezzare Niccolò Pollari, l’ex numero uno del Sismi, l’uomo che con il fedele Pio Pompa ha spiato e schedato politici, magistrati e giornalisti ritenuti “avversari” di Silvio Berlusconi.
Forse per questo il Pd di Bersani non ha dichiarato nulla sul segreto di stato sceso dal presidente del Consiglio a coprire Pollari. O forse è il contrario: il Pd tace e D’Alema vince la poltrona?

venerdì 25 dicembre 2009

Global warming, buon Natale



Un ministro della Difesa che inneggia alla X Mas (per assonanza, si dirà); un prete che uccide (per provare di persona il quinto comandamento, si dirà); un papa atterrato (perché non arrivava il meteorite annunciato da Cattelan, si dirà); un amministratore delegato delle ferrovie che dice: “se partite, portatevi un maglione, un panino e qualcosa da bere” (e anche il treno, visto che ci siete… si dirà).

Dimenticavo: c'è anche l'ipotesi di qualificare film d'interesse culturale "Natale a Beverly Hills" (ma solo per poter dire che anche la cultura guadagna al botteghino...).

(Foto scattata da me, a Milano, il 22 dicembre)

domenica 20 dicembre 2009

Natale (strettamente privato)

Quando si avvicina Natale, mi viene in mente Tommaso. Recitava per la prima volta, a quattro anni, nel presepe vivente della scuola, in rappresentanza dell’unica classe d’asilo. “Resta qui, dove vai?” insistevano le zie. E Tommaso: “Non posso, ho le prove”. Voleva tornare a casa, perché doveva recitare con gli amici. La prova dei tempi, la prova di canto, la prova dei costumi. Tutto un gran daffare per la recita di Natale davanti all’intero paese. Papà era pronto con la telecamera, mamma aveva cucito il vestito. “Ma che parte fai?”. “L’Uscellino”. Dovrà indossare ali colorate e un becco arancione per cappello. “Dai Tommy, recita per noi”. Tommaso spazientito, accetta di esibirsi dopo qualche bicchiere di succo di frutta e la promessa di nuovi bellissimi regali. Schiarisce la voce, cerca il posto giusto. Sgombera il tavolino del salotto. Sale su, come l’attore consumato sulle assi polverose di un teatro. Silenzio, buio, concentrazione: le braccia alte come ali. Poi, d’un fiato: “Cip”. E fuori parte: “Finito”.

sabato 19 dicembre 2009

Ultimo mondo cannibale

Dovevano dircelo prima, però. Due mesi di tempo non bastano per prepararsi alla versione cannibale di Sanremo. Ma come, proprio quando sei tranquilla perché mamma Clerici è più buona di mamma Rai, nella lista dei big ti ritrovi Morgan, Noemi e Marco? Cioè il papà di X-Factor che sfida i suoi bambini. Bisogna studiare, prepararsi, discutere. E’ atroce e non so se riusciremo a farcene una ragione: “più che l’amor potè il digiuno”? Ci toccherà riprendere in mano i classici.
La lista è lunga, ci sono Pupo e il principe. Anche qui un bel salto nell’inconscio, tra fiaba ed epopea da cantastorie. Qualcuno ci ha visto un segnale politico: quelli dell’Udc cominciano a cantare?
C’è la zuccherina che ci riprova: dopo il debutto con papà, adesso canta con i nonni Nomadi. Ma da sola mai?
C’è Povia con una canzone sul caso Eluana. Questa però la vedo bene: magari così si capisce che ci vuole un limite, almeno alle sofferenze canore.

giovedì 17 dicembre 2009

Una montatura?

Ora spunta questo video.....

More than (green) words

Inchiostro vegetale su carta riciclata (minimo 75 per cento) e stampa a chilometro quasi zero (150 miglia dalla sede di Davon). La Green Books ha già vinto il British Book Design e il Production Awards. Un editore illuminato.

E se stampassero così anche i giornali? A me peserebbe di meno l'unica soddisfazione che mi danno: gettarli nel cestino.

martedì 15 dicembre 2009

Giù la maschera




Dicono che un volto insanguinato muova a compassione. Dicono che in un paese come il nostro, di cultura cattolica, un viso piegato dalla smorfia di dolore debba comunicare tristezza, pietà, fratellanza, persino perdono.
La maschera tragica di quel leader politico colpito da un pazzo a me non ha fatto questa impressione. Quel volto è solo una rappresentazione. Me ne sono accorta guardando e riguardando le riprese di quella scena. Fissando – senza capire – la foto sgranata di lui, oltre il finestrino dell’auto (il rosso del sangue solo attorno alle labbra?) mi sono ricordata della prima apparizione, della pelle di pesca creata col trucco della calza sulla telecamera.
Mi rattrista questa considerazione, ma perché avrei dovuto reagire diversamente. Sono parte del pubblico raggiunto dai mille spot televisivi, sono per quel leader solo una “domandatrice” – è così che durante le conferenze stampa apostrofa i giornalisti – sono finita a piè pari nella trappola antica come il mondo: far credere che il corpo di un leader non sia quello di un uomo qualunque. E’ “primus super pares”, sostengono i suoi avvocati davanti ai più alti tribunali, ha bisogno di un salvacondotto: non può essere giudicato come gli altri, perché dice di non essere come gli altri.
Prima di essere raggiunto al volto da un souvenir, in una piazza Duomo piena di gente che urla, sputa e si strattona, il leader gareggia in giovinezza con un altro politico piazzato meglio anagraficamente e fisicamente (ma giudico sempre dalle apparenze). Dice di sé, aprendosi la camicia sul petto che è così prestante da non aver bisogno della canottiera e che è “bello così”, cioè di natura.
Poi, dopo il colpo, la smorfia di dolore si piega in smorfia di vendetta, odio quasi: il leader raccoglie le forze, esce dall’auto, tra gli agenti di scorta, per guardare in faccia il Cattivo.
L’esposizione del corpo del leader ha una sua tradizione storica importante. Ci sono libri zeppi di re, imperatori, dittatori con una faccia pubblica perenne e una privata – più crudele o più tenera – ma nascosta. Per molti secoli hanno mummificato la prima, dopo la morte, uccidendo la seconda per la vita.
Quel duomo in miniatura non ha raggiunto semplicemente un volto. Questo vorrebbe far credere chi strilla “violenza costituzionale”. Questo dice il sacerdote che dal capezzale del ferito predica: “Bisogna cambiare la Costituzione”. Questo dice il ministro che in Parlamento vuole mettere il bavaglio a web e cortei.
Chi è caduto nella trappola?