giovedì 13 maggio 2010

Anemone, fragile e abbandonato



Il nome deriva dal greco ànemos che significa "vento", data la sua vita effimera e, vista questa caratteristica, simboleggia la fragilità e l'abbandono. Però è una pianta perenne.

Nei nomi si nasconde sempre un destino, dicevano gli antichi. L'effimero è chiaro. La vita della pianta anche. Quanto all'abbandono, l'elenco comincia dal presidente del Consiglio "amareggiato nel vedere che a tanti non bastano i benefici derivanti dalla politica" e quindi "questo è solo l'inizio".

venerdì 7 maggio 2010

Zagrebelsky's Point

Gustavo Zagrebelsky mercoledì 5 maggio, dal divano di Serena Dandini: "Sono più importanti gli uomini o le istituzioni? Le istituzioni sono importanti, naturalmente. Ma una cattiva Costituzione può funzionare bene se gli uomini che sono dentro le istituzioni sono uomini buoni, cioè se hanno senso dello Stato, responsabilità verso la cosa pubblica. Ciò che è decisiva è la qualità degli uomini. Non c'è nessuna ottima Costituzione che può funzionare bene se la classe politica è corrotta".

Berlusconi non l'ha presa bene. Se ne è lamentato venerdì 7 maggio, nel corso del Consiglio dei Ministri, facendosi sfuggire pensieri a voce alta sulle "solite trasmissioni pagate con i soldi pubblici che si dilettano ad avere come solito bersaglio il governo e si divertono ad aggredirlo".

mercoledì 5 maggio 2010

Happy birthday mr President

L'8 maggio questo governo Berlusconi compie due anni. Tra scandali e gaffe, ho tenuto il conto degli attacchi alla Costituzione.

2008-2010 Due anni contro la Costituzione, osservatorio dei diritti perduti è un diario fuori bordo, compilato ogni giorno e continuamente aggiornato dal computer di Libertà e Giustizia. "Un quadro stupefacente dell'insofferenza verso una vita politica ordinata e rispettosa dei grandi principi del costituzionalismo", come scrive Gustavo Zagrebelsky nell'introduzione.

Ne parlo a Roma, il 6 maggio alle 20, allo spazio daSud (via Gentile da Mogliano, 170), con Danilo Chirico.

Il libretto nero lo trovate qui.

martedì 4 maggio 2010

Non sono previste domande

Finalmente qualcuno se ne accorge. Nel Paese dove la libertà di stampa è parziale (ma solo se la censiscono gli altri), i giornalisti si rendono conto che non possono più fare domande. Meglio: cominciano a scriverlo.
Il copione si ripete ormai uguale da mesi, da anni. E anche quando Scajola annuncia le sue dimissioni da ministro, dopo lo scandalo dell'appartamento, lo fa in una "presunta conferenza stampa" e se ne va.
La "presunta conferenza stampa" è il modo in cui il presidente del consiglio affronta normalmente i giornalisti. C'è un giornalista spagnolo Miguel Mora di El Paìs che, una volta, ha osato rompere il taboo - era settembre 2009 -, ricavandone in diretta minacce.
E gli altri? Perché non reagiscono, perché non lasciano la sala stampa? Perché riportare le parole dei politici che mettono il bavaglio ai giornalisti?