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domenica 14 novembre 2010

Il coraggio di Paola e la risposta di De Bortoli

Per completezza dell'informazione, dopo il post su Paola, posto il take di agenzia con la Versione di De Bortoli



DE BORTOLI: NON C'E' FONDAMENTO, NON CI SONO STATE ASSUNZIONI
   (ANSA) - MILANO, 14 NOV - Una collaboratrice del Corriere
della Sera, Paola Caruso, scrive sul suo blog di aver iniziato
uno sciopero della fame asserendo di essere stata scavalcata per
un posto ''da un pivello di una scuola di giornalismo''. Il
direttore del quotidiano, Ferruccio De Bortoli, replica che ''la
sua protesta non ha alcun fondamento'' e spiega:'' in questo
periodo, perdurando lo stato di crisi, non e' stata fatta alcuna
assunzione. La situazione alla quale si riferisce riguarda
sempre un contratto di collaborazione accordato, alcuni giorni
fa, a un giovane giornalista (che nessuno ha raccomandato) in
sostituzione di un altro collaboratore''.
  Sul suo sito Paola Caruso scrive: ''Da 7 anni lavoro per il
Corriere e dal 2007 sono una co.co.co. annuale con una busta
paga e Cud. Aspetto da tempo un contratto migliore. La scorsa
settimana un giornalista ha dato le dimissioni e si e' liberato
un posto. Ho pensato: 'Ecco la mia occasione'. Neanche per
sogno. Il posto e' andato a un pivello della scuola di
giornalismo. Uno che forse non e' neanche giornalista, ma passa
i miei pezzi''.
   ''Non ho mai ricevuto dalla collega Paola Caruso la richiesta
di un colloquio -dice il direttore del Corriere della Sera-. Se
lo fara', la ricevero' volentieri, come faccio con tutti. Prego
la collega Caruso di smettere lo sciopero della fame e di
ritrovare serenita' e misura''.
   Il Cdr ha reso noto di aver chiesto un incontro urgente con
la direzione per discutere la vicenda.(ANSA).

     SI
14-NOV-10 20:20 NNNN

Il coraggio di Paola

La cosa che sorprende di più è che di questa storia al Corriere, molti colleghi, tutti quelli interpellati da me, almeno, non sapevano nulla. Li ho informati con la mia telefonata; cercavo di saperne di più, perché non conosco personalmente Paola Caruso e mi dispiace. Scrive molto, ho letto i suoi pezzi (per chi volesse farlo c'è l'archivio on line del Corriere che li registra tutti), ma non ci siamo mai incrociate.
Adesso che Paola fa lo sciopero della fame, per protestare contro il suo precariato eterno in via Solferino, ci sono anche colleghi, precari quanto lei, che si lanciano in sofismi: "Che sia precaria contrattualizzata o precaria freelance, questo è il dilemma".
La storia di Paola è ordinaria, ricorre con frequenza nei cento nomi che leggiamo in calce agli articoli su tutti i giornali. È il coraggio di Paola che è straordinario: una, sola, contro tutti, per fare quello che ogni giornalista dovrebbe fare, vedere il torto e dire che esiste.

Qui c'è la storia di una professionista che si è messa alla prova, in sette anni si è fatta conoscere e stimare (o vogliamo pensare che al Corriere sono così disperati da pubblicare tutti quegli articoli anche se non vanno bene?), ma quando si presenta un'opportunità, un contratto vero, le preferiscono un altro collega, più giovane, meno esperto.

Gira voce che il direttore del Corriere punti sui giovani. Ma è una scusa. Sono certa che in via Solferino, chiunque salga le scale che portano alla direzione, solo guardando le fotografie di chi lo ha preceduto, la storia che gli si para davanti, nell'evidenza di quegli scatti d'autore, non può preferire la regola del "Largo ai giovani", a quella del "Largo a chi è capace".

Gli altri giornali non credo che parleranno di questa storia, perché cane non mangia cane. E perché di Paole è praticamente fatta la gran parte del giornalismo italiano. Se ne parla molto qui, nel web, dove persino io che pure collaboro al Corriere ho saputo della storia. Neanche i rappresentanti sindacali ne sapevano nulla. I colleghi da me interpellati sono andati a informarli, mi hanno detto. Ora lo sanno.