giovedì 24 giugno 2010

Il diritto di scegliere

Credo che sia stato l'inizio di tutti i mali più recenti; la ciliegina sulla torta dei guasti già fatti negli ultimi tre lustri. Un male aggiunto, perché il resto del male era già stanco, radicato, anestetizzato: una legge elettorale per togliere ai cittadini il diritto di scegliere. Ci vorrà il 15 marzo 2006, tre mesi dopo l'entrata in vigore del Porcellum, perché il ministro Calderoli ammetta a cuore aperto: "Ho scritto una porcata".

Confessione o tracotanza? Può darsi tutte e due le cose: sta di fatto che ai microfoni di Matrix, davanti a un divertito Mentana, Calderoli, allora titolare delle Riforme, non diventò neppure rosso. Da quella sortita, aggiungendo di suo l'arguzia toscana e la desinenza latina, Giovanni Sartori ribattezzò la legge n.270 del 21 dicembre 2005. Passerà alla storia come merita il Porcellum e cioè come quella legge che immobilizza gli elettori, costretti come sono a scegliere se votare liste bloccate e candidati scelti dalle segreterie di partito o se disertare le urne. Nessuno si è opposto, lì per lì.

Con la nuova legge abbiamo definito questo Parlamento, ripetutamente offeso, svilito nel suo ruolo e umiliato di continuo, senza mai neppure una reazione di orgoglio. E' ora di dire basta, riprendiamoci quel che ci spetta: la libertà di scegliere.

Ha ragione Luigi Pintor che nel suo bellissimo Il Nespolo scrive: "Ci sono medaglie che hanno soltanto il rovescio".

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