Faceva strano ascoltare i discorsi della buona politica, sabato a Milano, nello spazio dove, di solito, s'impara a ballare il tango. E la cosa più stravagante era che funzionava. Come per il ritmo latino che ti aspetti un po' fuori dal tempo e poi ti sorprende. Nella sala rosa dell'Arcibellezza, circolo Arci du cotè de la Bocconì, convocati da Pippo Civati, si sono tenuti gli Stati generali del Pd che c'è, ma non si vede.
Civati è l'eterno giovane della sinistra in Lombardia: nasce quando Tony Blair entra nel Labour Party e nel '97, quando Blair diventa primo ministro a Londra, Civati entra in consiglio comunale a Monza. Giusto per dire che solo in Italia uno che ha 35 anni, al suo secondo mandato in Regione, è noiosamente giovane. Ci sono eccome i giovani in platea, nati digitali con tastiere sotto le unghie e cavi fissi nelle orecchie, ma anche quarantenni presi a twitterare un'Arci-diretta in 130 caratteri.
C'è un altro Civati di Varese che stacca il primo di 10 anni; i due non condividono neanche un briciolo di dna, hanno lo stesso sentire.
Microfoni aperti, discorsi chiari, persino un programma in tre punti. Voci dai territori di quanti lavorano sul campo, nelle minoranze schiacciate dalle Leghe o nel silenzio di governi che sono dalla loro, però senza esagerare.
Quando parlano si vede che sono abituati a farlo, che hanno il senso del comunicare. Si capisce anche che stanno ad ascoltare. E dicono cose di peso e di valore sia che raccontino la Toscana dei mille circoli in guerra tra loro, o il meticciato metropolitano, il precariato che stanca e fiacca anche l'economia, il discorso sul radicamento che provoca orticaria. Non si sono sentiti discorsi in politichese.
A rappresentare il partito, oltre a tutti quelli che ne fanno parte, s'intende, c'è Ivan Scalfarotto, il giovane che sfidò Prodi alle primarie dell'Unione nel 2005. Oggi è vicepresidente del Pd. La sua età in Italia si calcola da allora, forse perché prima ha vissuto a Londra, così risulta addirittura più giovane di Civati: un outsider visto l'incarico istituzionale.
Il ritmo del tango funziona, lento e appassionante. Si discute nel salone e nel bar di fianco, nel cortile dell'Arcibellezza, sulle scale, in Rete e oltre.
Oltre, appunto. Che è lo spazio da definire. Se tutti questi talenti sono in circolo nelle vene del Pd, a seminare gli enzimi della buona politica, come è possibile che qui si faccia ancora il brodo con l'ombra dei campanili?
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lunedì 12 aprile 2010
lunedì 4 gennaio 2010
La trappola
Quel che dico è: persino nella più semplice delle società politiche e cioè all’asilo, se il tuo principale avversario ti suggerisce strategie, quelle sono per definizione “trappole”.
Curioso che il Pdl inviti il Pd a smarcarsi da Di Pietro. Incredibile che ci sia nel Pd chi accolga il suggerimento.
Il partito dell’amore come un cecchino prende la mira e punta a quello che il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto definisce “nucleo d’odio”.
Non mi piace chi spiega al Presidente della Repubblica cosa deve fare o non deve fare, chi usa violenza - anche verbale (a caso, un qualsiasi politico da una qualsiasi ribalta televisiva) – chi scambia la politica con il marketing.
Qui il gioco è più facile del “ce l’hai”: dal “nucleo” al “partito” dell’odio il passo è breve. Il Pd trema - a tre mesi dalle regionali - e sotto minaccia d’incantesimo Enrico Letta segue il consiglio di casa (di quella dello zio Gianni, cioè), con il conforto della famiglia (della moglie Gianna, cioè).
Mettiamo da parte per un istante l’elenco di riforme che vorrebbe il Pdl. A parte la riduzione dei parlamentari, di quali riforme parla il Pd?
sabato 26 dicembre 2009
Accendere le spie
Meglio partire dagli aggettivi. Come sarà il Copasir dalemiano? Il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica nelle mani del politico che in Italia è sinonimo di “inciucio” (vedi alla voce Google) e che ha appena proposto una “leggina” a favore del premier, con la scusa di salvare l’Italia. D’Alema è anche il politico che ha dichiarato di apprezzare Niccolò Pollari, l’ex numero uno del Sismi, l’uomo che con il fedele Pio Pompa ha spiato e schedato politici, magistrati e giornalisti ritenuti “avversari” di Silvio Berlusconi.
Forse per questo il Pd di Bersani non ha dichiarato nulla sul segreto di stato sceso dal presidente del Consiglio a coprire Pollari. O forse è il contrario: il Pd tace e D’Alema vince la poltrona?
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domenica 29 novembre 2009
Questo non è un paese per vecchi (cerebralmente vecchi)
Due mesi per capire che la manifestazione del 5 dicembre è una manifestazione nata dalla Rete, fatta dalla Rete, per chi frequenta la Rete.
Il Pd se ne è accorto dopo 60 giorni di discussioni, “convenscion”, divisioni. Per evitare di ammettere “Ho sbagliato”, Bersani intervistato da Repubblica il 29 novembre dice: i promotori hanno cambiato parola d’ordine, ora possiamo andarci.
Nulla è cambiato, invece. Non ora, non per questa chiamata di piazza. Quel che è cambiato è il modo di fare politica con la Rete. Il No B Day dimostra che non c’è più bisogno di partiti per mobilitare cittadini e nemmeno della Cgil per organizzare pullman.
“Facciamo da noi, senza intermediari. Grazie”. Ecco la parola d’ordine di sempre di questo No B Day. I partiti se ne facciano una ragione. La società civile vive e con la Rete ha trovato spazi di democrazia digitale, perché quelli dell’analogico sono tutti occupati.
(Foto: L'albero di zia Rita, Olga Piscitelli)
(Foto: L'albero di zia Rita, Olga Piscitelli)
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