sabato 13 febbraio 2010

Pennisi e il partito dove la libertà non è di casa

“In questo sito, aperto nel 1997 e costantemente aggiornato, troverete tutte le informazioni che mi riguardano, sia di carattere politico che della mia vita professionale e privata”. Non è vero: Milko Pennisi, il consigliere pdl di Milano, travolto dallo scandalo tangenti non aggiorna in modo sistematico la pagina web che lo riguarda.
Le prodezze tangentare e machiste non ci sono: informa della laurea in Diritto ecclesiastico, del Master in comunicazione d’impresa a Publitalia, del cane Spike e delle gatte Mimì e Maffi. Non una sillaba sul metodo delle ruberie elevato a sistema politico, sui trucchi che nemmeno la più imprudente Ligera avrebbe mai suggerito agli sceneggiatori di film sulla mala milanese.
In automatico, invece, sono arrivati i commenti.
Hai qualche suggerimento? Chiede imprudente il format: “Restituisci i soldi” e “Vai a Rosarno a cogliere pomodori”, gli ultimi messaggi postati. “Quello che hai fatto è poca roba in confronto a quello che non sappiamo. Comincia a parlare, tira dentro anche gli altri che come te hanno rubato e continueranno a farlo se non collabori”, l’invito, serioso, di un ex fan. E, ancora: “Ottimo sito, mi è piaciuta molto la parte su Milano pulita. Aggiungerei al programma una campagna di moralizzazione, un bell'esame di coscienza, e un ravvedimento all'ultimo minuto: puoi sempre sperare nel perdono”.

Quanta velocità sul web, e quanta libertà. Martedì a Montecitorio porranno la fiducia sul Milleproroghe: ci terremo il decreto Pisanu ancora per un po’, così il wifi in Italia non sarà free. Almeno quello, devono aver pensato gli amici di Pennisi al governo.

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