Che imbarazzo. Ero convinta fosse il mio giorno fortunato, sono entrata in una libreria del centro, a Milano, che vende libri nuovi e usati. Cercavo un romanzo appena uscito, ma ero pronta a incontrare una storia di qualche mese fa, appena passata di mano. I libri già letti o non letti da qualcuno e per questo abbandonati mi piacciono: dentro, trovi più vite. Le impronte sulla copertina fanno già storia, i segni tra le pagine di più.
I miei preferiti sono i libri che non puoi ancora definire usati eppure hanno già qualche segno. Sono usciti da poco e sono già passati di moda. Sento che posso leggerli, segnarli con le mie matite, tenere il segno con i biglietti del tram. Sento che, lontano dal martello della pubblicità, delle interviste agli autori, delle critiche, potrei finalmente godermeli.
Ho scavalcato una folla pigolante di studenti che muniti di numero facevano la coda per i libri di scuola. "Sono fortunata", mi sono detta, perché non sono in quei panni e perché quando lo ero, sognavo di essere nei miei, cioè di poter entrare in una libreria a comprare il libro che volevo io, non quello dell'elenco di classe.
La libreria era stravolta, l'ordine degli scaffali modificato in funzione degli acquisti per la scuola. Ho fermato una commessa, mi sono fatta dare prezzi e coordinate. "Ma gli affari migliori, li trova lì, parete Sud - mi dice. Poi abbassando la voce - sono i libri che portano i giornalisti: ne ricevono così tanti che a volte ce li vendono così, non tolgono nemmeno il cellophane. Sono in ottimo stato, ultime uscite. A volte manca la primissima pagina, perché se c'è la dedica la strappano".
Confesso, ho provato imbarazzo. Sono uscita dalla libreria e dai miei panni.
(foto scattata sul lago di Lugano, in primavera)
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