Dino Boffo, il direttore di Avvenire si è dimesso. L'inqualificabile attacco cui è stato sottoposto dal Giornale della famiglia del Cavaliere ha "violentato con volontà dissacratoria la mia vita", scrive Boffo. Le dimissioni sono state accolte dal cardinal Angelo Bagnasco. Hanno vinto lo squadrismo, l'omofobia, il moralismo superstizioso e becero di cui il Giornale si è fatto portavoce.
E' passato il principio che Boffo, che secondo il Giornale (e secondo un documento falso) ha patteggiato una condanna per molestie, non poteva alzare il dito contro il comportamento di Silvio Berlusconi e delle sue escort.
Feltri ha rigirato quel dito contro Boffo, con tutta la violenza possibile, così ha distratto i lettori. Tentava di nascondere la luna?
Il problema è questo: il presidente del Consiglio è sospettato di aver ricompensato le sue pulzelle con candidature a seggi elettorali. Non ha mai voluto chiarire la vicenda. Non risponde alle domande dei giornalisti che chiama "domandatori"; non risponde al Parlamento; non risponde che a se stesso.
Sotto le lenzuola ciascuno è libero di fare le capriole che vuole. A meno che non sia un uomo pubblico, ricattato proprio per quelle capriole.